Non vogliamo parlare di disfatta, visto il valore dell’avversario, ma sicuramente qualcosina in più, da questa Lazio, da tifosi speravamo di ottenerlo. Ed invece la terza sconfitta consecutiva ci allontana definitivamente da qualsiasi possibilità di arrivare tra le prime due e compromette, in maniera abbastanza seria, l’opportunità di poter giocare la Serie Elite nella prossima stagione. E se il primo obiettivo era più che altro un sogno da coltivare, il secondo, vista la prima parte del campionato, era invece un obiettivo possibile e da perseguire con il massimo sforzo. Ma a volte l’impegno non basta, ci vuole anche quel pizzico di fortuna senza il quale, anche i risultati alla portata ti sfuggono dalle mani.
La Lazio ha cominciato questa seconda fase di campionato nel migliore dei modi con la vittoria contro la Roma ed il prestigioso pareggio, anche abbastanza stretto, contro l’Amsicora. Poi la sfortunata trasferta di Pisa, il blackout con il Bondeno e la sconfitta, ampiamente prevista e preventivabile, contro la Polisportiva Ferrini, capolista del girone. Una serie di eventi negativi che, in meno di un mese, hanno complicato il cammino di una squadra giovane ma di grande prospettiva.
Non dimentichiamo, infatti, che la Lazio è una matricola appena promossa in A1, approdata nella massima serie con buone speranze, ma pur sempre una squadra all’esordio. I biancocelesti giocano bene, commettono a volte qualche errore di giovinezza, ma hanno un’idea di gioco precisa ed un cuore enorme, lo stesso del proprio allenatore/giocatore Luca Angius, che non smetteremo mai di ringraziare per averci portato sin qui.
Ed ora l’unica cosa da fare è continuare a proporre la propria idea di gioco, continuare a giocare ogni partita come se fosse una finale, con intensità ed attenzione. Così facendo anche i risultati finiranno per arrivare e, se alla fine, non riusciremo a raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissi poco male, saremo sereni ed orgogliosi di averci provato con il massimo dell’impegno, di aver vestito, con onore e sempre a testa alta, la maglia biancoceleste.
Max U.