25 giugno 2005, Stadio Tre Fontane. Roma. Finale scudetto tra HC Roma De Sisti e SS Lazio Ceramiche Appia, gara di ritorno. Il primo round è andato ai giallorossi che hanno vinto per 3 a 2. Sugli spalti c’è il pubblico delle grandi occasioni e la gara viene trasmessa in diretta dalla RAI. C’è anche un uomo alto, anziano, dall’incedere insicuro ma dall’aspetto solenne, dal portamento comunque regale. Agli occhi è un uomo vecchio ma lo sguardo fiero rivela la voglia di essere presente a quell’appuntamento, l’emozione di poter assistere ad un evento unico, la sicurezza che la Lazio ha la possibilità e la forza di raggiungere il traguardo.

Renzo Nostini in una foto degli anni 40. (Foto LazioWiki)
Quell’uomo è Renzo Nostini, 91 anni, l’allora Presidente della Polisportiva Lazio, letteralmente fuggito da casa per poter assistere alla finale scudetto. A raccontarcelo è Antonio Buccioni, attuale Presidente della Polisportiva, consigliere, vice e fraterno amico dell’ingegner Nostini che per lui è stato come un padre:
“Alla finale scudetto c’era anche l’ingegner Nostini – racconta il Presidente Buccioni – giovanotto di 91 anni che purtroppo si sarebbe spento da li a poco. Per vedere la finale scudetto era scappato di casa. Non stava bene ma non sarebbe mai mancato ad un appuntamento del genere. Non era certo stato un dilettante dello sport: Grandissimo schermitore, ha vinto sette volte il titolo mondiale e quattro medaglie d’argento alle Olimpiadi; è stato, inoltre, campione italiano di nuoto e anche un buon giocatore di rugby. Senza dubbio l’elemento più luminoso della storia dello sport italiano del secondo dopoguerra. Ce lo vedemmo arrivare al Tre Fontane carico delle poche residue forze che gli erano rimaste e celebrammo insieme il tricolore della Lazio Hockey”
Renzo Nostini si spense nella sua casa romana il 1° ottobre del 2005.
È stato prima un grandissimo atleta, esempio, come spesso amava dire, che “Nello sport si può fare tutto”, poi dirigente illuminato, uomo e sportivo vero. Ed amava la Società Sportiva Lazio di cui, prima della sua scomparsa disse: “E’ più difficile descriverla che sentirla la Lazialità: è signorilità non di carattere esteriore, è cosa che si sente dentro, della quale ci si sente orgogliosi. È un messaggio che tocca i cuori, la mente, la sensibilità e ci innalza verso il cielo, è un messaggio di costume di vita e quindi incide nel comportamento quotidiano di ciascuno di noi. È importante dimostrarla in ogni occasione, nei campi di gioco e nella vita”.
Max U.